sabato 1 gennaio 2005

"Cento chilometri o cento tentazioni?" di Francesco Zamuner

Circa 5 anni fa ho sentito parlare per la prima volta del passatore, la consapevolezza dei miei limiti e la paura di non riuscire mi hanno sempre bloccato e fatto rinunciare.
Qualche mese fa sono finito nel sito del passatore mi sono imbattuto nei pensieri di chi l'ha fatto. Leggendo e rileggendo la tentazione aumentava sempre di più.
Poi la decisione: CI VADO.
La preparazione è la cosa più difficile, tante ore a correre in solitaria e tante ore tolte alla famiglia, agli amici e a tutte le altre cose che ci piacciono.
Ed infine il grande giorno: sì sono pronto, sono allenato (ne ero convinto), l'abbigliamento pronto, orari, tragitto, rifornimento, tutto programmato, è tutto pronto. Ho preparato tutto al meglio.
Ed ecco finalmente si parte, tanta gente ma non c'è fretta. Il percorso è lungo e le forze bisogna dosarle bene.
Prima salita, primo rifornimento, poi il secondo e via via discesa e poi ancora salita. Una scritta per terra mi indica che ho percorso i primi 42.195 m: bene, penso io, un'altra maratona e mezza e sono arrivato. Sono quasi in vetta, ma inizio ad avere freddo: ecco il passo "Colla di Casaglia", sono quasi a 1/2 gara e decido di cambiarmi, maniche lunghe e gilè anti vento.
Ecco, qui iniziano i guai. Esco dalla tenda spogliatoio, mi avvicino al ristoro e dopo meno di un minuto mi assale un freddo terrificante. Parto subito, non posso aspettare, non sono ancora pronto, il pettorale è sulla maglia sotto, le luci sono ancora nel marsupio ma devo assolutamente partire.
Dopo circa un chilometro mi fermo a mettere in ordine il pettorale ma il freddo è pungente, riparto e poco dopo mi rifermo a sistemare le luci e le fasce rifrangenti perché inizia il buio.
Ok la prima difficoltà è stata superata ma devo ringraziare Massimo che mi ha consigliato di spedire il cambio a 1/2 percorso: io lo feci ma ero convinto di tirare diritto senza fermarmi ... in quel caso mi sarei sicuramente ritirato.
Bene adesso è tutta discesa: i chilometri passano veloci, un ristoro dopo l'altro, un obiettivo dopo l'altro tutto fila liscio.
Le ginocchia iniziano a fare male, il tallone interno del piede sinistro inizia a pizzicare, la caviglia destra inizia a dare fastidio.
60°: manca solo una maratona
70°: manca una Cortina-Dobbiaco, sono finito. 
Le gambe non girano più, i tratti di corsa sono diventati cortissimi, vorrei fermarmi … NO! non posso buttare al vento una corsa come questa, la più importante, l'unica, magari camminando ma sicuramente arrivo. 
80°: ancora una 1/2, quella di Jesolo di 15 giorni fa’ e ci siamo.
I miei pensieri volano su tante cose, non ho il fisico giusto, peso troppo, sollecito troppo le ginocchia, mi sono allenato male e poco in salita.
Ho ancora la forza per finire, ristoro dopo ristoro i chilometri passano.
95°: è quasi finita devo avere la forza di tagliare il traguardo correndo, le gambe non devono cedere, ce la posso fare .... ce la posso fare.
98°: ancora due chilometri.
99°: sto arrivando, provo a correre, la stanchezza si fa sentire, qualcuno mi supera, qualcuno lo supero io, ecco il traguardo, è lì ancora pochi passi.
SONO ARRIVATO.
IO C'ERO: ora lo posso dire. 
La mitica, la più bella è stata domata.
Il primo pensiero: "Non faceva per me, troppo dura, non ho il fisico giusto, prima e ultima volta!"

Lunedì mattina …
Le gambe non fanno proprio tanto male, mi sono distrutto di più in altre 42,195 m.
Mi sa che prima o poi CI RIPROVO! E forse non sarà tanto “poi”.

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