lunedì 1 gennaio 2007

Perseverante onestà, di Francesco Brussolo

C’era una volta.......
Tutti i pensieri sfuggenti che attraversano la mente ci lasciano una traccia indelebile, un solco profondo, una sottile linea rossa. Ciò mi è capitato mentre correvo la 100km del Passatore. E ciò mi ha portato qui oggi.
Oggi è il 19 di luglio 2014 e l’appuntamento è quello che si dice ostico, anzi di più! Siamo ad Asolo TV e i km che mi aspettano sono 100 e di puro asfalto da vivere in montagna e in solitudine. Se c’è una cosa che ho capito nella mia breve esperienza nell’endurance, è che anche se sei circondato da decine, centinaia o (a volte) migliaia di persone, in realtà sei solo. Si! Solo con te stesso. Ci sei solo tu, le tue scarpe, il tuo kit da viaggio, le tue gambe, ma soprattutto la tua mente.
Non ho grandi novità da raccontare sulla gara in sé. Molto è già stato detto. I compagni della polisportiva hanno sentito dalla mia viva voce i dettagli più importanti della corsa, alcuni hanno assaporato il racconto con la fortuna di conoscere parte o tutto il percorso, immaginandosi lo sforzo. Altri hanno fantasticato sul mito della gara considerata (forse) la più dura d’Europa nel genere. Il mio pensiero va anche ad Andrea che mi ha fatto una stupenda ed inaspettata sorpresa venendomi a salutare al km 20. Grazie collega centista. La cronaca è delle solite: arrivo con ragionevole anticipo a Caselle D’Asolo, giusto in tempo per ritirare il pacco gara, presenziare al briefing pre-gara e consegnare le sacche.
Dopo circa mezz’ora siamo tutti ai nastri di partenza in piazzetta ad Asolo. Meno di 400 pazzi si sono dati appuntamento per vivere un’altra storia di vita personale. Qualche turista inconsapevole osserva dubbioso la folla, chi ponendosi delle domande incuriosito, chi lamentandosi perché si sente disturbato in vacanza. Per noi tutto è diverso, i commenti non ci sfiorano, la mente non fa scherzi, cerchi di chiacchierare spensieratamente con chi ti sta vicino per non pensare a quello che ti aspetta, ma in realtà dentro di te stai calcolando ogni dettaglio.
Lo speaker ci accoglie presentandoci, rispondendo agli incuriositi che all’annuncio del percorso ci osservano ammiranti ed increduli.
Partiti!
Scendiamo per circa 4 km e svoltiamo a sinistra verso Loc. Maser. La giornata è soleggiata e il caldo si fa sentire fin dall’inizio. Siamo circa al decimo km e svoltiamo nuovamente a sinistra verso Loc. Monfumo e imbocchiamo la prima salita della giornata, vetta Mostacin.
In gara ritrovo un paio di ragazzi conosciuti al parcheggio, l’andatura è la stessa e inconsapevolmente ci troviamo a correre in compagnia. Due chiacchere e una pisciata e arrivo al ventesimo km, quando sento gridare: “Frank! Eccolo!” e al mio fianco mi ritrovo Andrea che è venuto a salutarmi. Facciamo un paio di km assieme: io estremamente accalorato e madido di sudore e lui intonso runner col sandalo.
L’immaginario fantozziano mi diverte aiutandomi a superare un momento di stanchezza solo fisica.
Salutato Andrea riprendo la mia corsa con lo spirito rinfrancato, davanti a me vedo Stefano il compagno di corsa dei primi km. Allungo per riprenderlo e fare ancora qualche km con lui, ma passato il 30-esimo lui mi saluta e se ne va. Ha ben altri obiettivi, migliorare la prestazione dell’anno precedente.
Ci siamo! Salt dea Cavara gli 8 km della verità. Un po’ si corre un po’ si cammina e l’unico pensiero che mi pervade è: “ma quando finirà?” In lontananza sento una voce al megafono che urla epiteti altoatesini. Supero l’ennesimo tornante e vedo la vetta. Stringo i denti e in meno di dieci minuti arrivo al 38-esimo km dove mi attende la prima zona cambio.
Ritiro il mio zainetto e con la dovuta calma prendo la mia inseparabile crema per massaggi e me la applico ai piedi. Ahhhhh!!!! Sono rinato.
Riposato e rifocillato dopo circa 15’ riparto per un leggero tratto di salita e poi una discesa di 5 km circa che supero tranquillamente. Superato anche il ristoro ai 45, inizio il passo verso Cima Grappa, la vetta più alta della giornata e traguardo della 50km.
La temperatura inizia a calare ma non di molto. Il sole è ancora alto, scambio due parole con il compagno di turno, ed entrambi constatiamo che la prova è assai più dura del previsto a causa delle alte temperature che ci hanno accompagnato fin lì.
Sento le gambe scariche, i pantaloncini elasticizzati sembrano di 2 taglie in più. Il pensiero che le forze stiano per esaurirsi mi pervade la mente, ma tutto sommato sono sereno perché la proiezione sui 50 km è ottima (7h). In questi 5 km dovrò decidere se fermarmi comunicando ai giudici la mia decisione o continuare fino alla fine. In prossimità della vetta affianchiamo altri 2 runner. In gruppetto arriviamo alla scalinata e ci incamminiamo verso la cima.
Poco più di 500 m ci separano dall’ossario. Io e Antonio terminiamo la scalinata per primi e lui mi dice: “facciamo un allungo fino al monumento per sciogliere le gambe?” – con incoscienza gli rispondo di si. Intanto lui mi dice che al 50° farà traguardo chiedendomi cosa intendo fare io. Con assoluta certezza so che ad aver risposto non è stata la mia parte razionale ma quella irrazionale, la mia anima ribelle ha risposto:
“no! Io continuo per i 100”
Ecco la vetta. Entrambi ci scattiamo la foto di rito per testimoniare a noi stessi l’impresa che d’ora in poi farà parte di noi.
50° Sono ancora vivo!
Dopo un paio di prove di vestiario con rischio ipotermia e un breve pasto, decido di ripartire senza mai aver esitato un secondo nella mezz’ora trascorsa in zona cambio. È scesa la sera e mi incammino alla scoperta della faccia nascosta del Grappa, l’altra metà della mela, la zona d’ombra della luna. Mordo voracemente un panino insipido ed indigesto ma delizioso e saziante (paradossi che si materializzano in gara).
Termino il mio prezioso pasto, mollo un rutto e riparto. La discesa davanti a me mi stimola talmente che la corsa si impadronisce delle mie gambe facendomi tenere un ritmo impressionante. La tattica che mi sono prefissato è corri sciolto e lascia andare le gambe in discesa, regolare sul piano e cammina in salita. Tanto le salite da qui alla fine sono poche.
Inconsapevolmente passo un concorrente e gli urlo: MA QUANTI KM DI DISCESA MANCANOOOO?
Ottengo la risposta che non avrei mai voluto sentire: 30.
55°.................................. arriva la crisi!
Come fai a descrivere una cosa che vorresti dimenticare con tutte le tue forze!
Immaginate ciò di cui avete paura.
Fatto?
Ora pensate di essere difronte alle vostre paure più intense e personali e non avere la minima forza di reagire.
Questo è quello che mi è capitato fino al 70-esimo km. Ogni evento vissuto in quei 15 km è stato un rifiuto ininterrotto della situazione. Buio, silenzio, solitudine, confusione, mancanza di lucidità, paura di aver sbagliato strada, sofferenza fisica. La mia mente insistentemente mi ripeteva: basta! Fermati! È finita! Siedi qua e aspetta, qualcuno passerà.
La mia parte razionale aveva preso il sopravvento e coscientemente mi suggeriva di finirla lì.
Come ho detto in precedenza la corsa è solitudine, solo (come ti può capitare a volte nella vita) devi trovare gli stimoli per superare gli ostacoli che ti pone e come dirò dopo io dovevo solo ricordare il perché ero lì.
Al ristoro del 70-esimo km mi levo le scarpe e osservo le vesciche sotto i piedi che sono grandi come 2 pollici. Mi spalmo la crema rinfrescandomi la zona incandescente e riparto con poca speranza. Ad un tratto la svolta. La voce che attendevo mi dice: “ne mancano solo 30, smettila di lamentarti, mettiti a correre e dai tutto quello che hai oppure finiamola qui!
Mi rimetto a correre come se avessi appena iniziato e i km trascorrono (finalmente velocemente). Tant’è che in meno di 25 minuti mi ritrovo al ristoro dei 75. Prendo un biscotto, bevo velocemente mezzo bicchiere di coca-cola e riparto superando 2 concorrenti. Arrivo all’ottantesimo e raggiungo 2 ragazze. Supero anche loro e arriviamo al 90°. Si sale verso Asolo. L’ultima salita della gara. Cammino sino in cima e a mezzo km dal passaggio dei 95 inizio la mia gara personale.
Io sono qui per fare il mio personale sui 5000!!!
Gli ultimi 5km a bomba.
Asolo-Caselle D’Asolo meno di 23’.
Passo il cartello di Caselle vedo le bandierine, svolto a dx e vedo il traguardo.
Come un bambino difronte al proprio mito mi scendono lacrime di commozione e felicità mentre passo il traguardo.
Un ragazzo mi accoglie congratulandosi e mettendomi la medaglia al collo mi dice sei arrivato 61° assoluto.
Incredulo gli rispondo: cosaaaa???
Tutti a volte ci poniamo delle domande che ai più in apparenza possono sembrare vacue o poco importanti, la domanda a cui cerco di rispondere è: cosa mi spinge a fare cose come queste?
Ho iniziato a correre (concedetemi di dire seriamente) qualche anno fa e non l’ho fatto né per dimagrire, ne per competere con gli altri. Il vero motivo è perché mi è sempre piaciuta l’attività fisica e lo sport in genere.
Ma con il tempo ho capito che tutto quello che facciamo è spinto da esigenze ben più profonde. Da bisogni personali. Da dei vuoti che ci portiamo dentro. Se sono qui oggi è proprio per questo e mentre lo scrivo, con totale disarmo, allo stesso tempo mi sento soddisfatto.
Dedicato a colui devo delle risposte e dal quale non né ho mai avute.
Probabilmente questa risposta sembrerà inconcludente ai più, ma egoisticamente non mi interessa.
Infine, il mio ringraziamento va a te perché mi appoggi sempre in tutto quello che faccio.
Francesco






























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